11 ottobre 2016

From Swansea to Aversa Normanna, Danilo Stavola: ‘In Italy we have a lot to learn from Premier League’

From the Premier League in Wales to the coming back to Campania. It is not the route taken by a player who has failed to break through in Great Britain, but that of a young insider who is making up his career in football world. We are talking about Danilo Stavola, who has got the license issued to a scout from the Italian Football Federation. After serving for two years as a scout for Italy for the Academy U21 of Swansea and as a technical consultant for the first team of Garry Monk always for Italy, this summer Stavola began working with Aversa Normanna, that only two years ago was fighting in the third Italian division and now plays in Serie D, the fourth Italian division. For Il Solito Calcio, I interviewed the talent scout, who does not lack future prospects but the experience neither, despite his age.

From Swansea to Aversa Norman: what has changed for Danilo Stavola?
Actually, not much has changed for me. Yesterday like today, I work everyday in football and watch matches. I don’t live this like a step back. In Aversa I'm lucky to work with a serious, healthy, with a young project club and, above all, along with two extraordinary people as the sporting director Orabona and the coach Chianese. I think I can learn so much from this experience”.

What memories do you keep of your adventure as a scout of the Swans?
It 's been a fantastic adventure and I will always thank Mr. Monk for giving me this opportunity. Unfortunately Garry has gone away from Swansea and the club changed the managerial asset. Today there are few people still there among the ones with whom I shared this experience. But a piece of my heart will always jack army”.

Talking about your job, what this experience has enriched you?
I learned to work in a more practical, streamlined and straightforward way. I will explain this. In Wales specific tasks were given to me. I had to look for players of a certain age with certain technical and physical characteristics. And they demanded short and concise reports without extra frills”.

What differences have you found in the way of making scouting in Italy and the United Kingdom?
I must say that since I had the opportunity to learn and apply everyday the method of 'tactical role’ by Professor Marco Zunino, the differences were attenuated. Certainly there are some differences and preferences. In UK they prefer more physical and structured players, even at the expense of technique. In Italy, however, we still prefer short-limbed and good technically footballers”.

What the Italian workers should learn from the British ones?
“I answer you with three words that contain the essence of my deep love for English football and British lifestyle: professionalism, competence, meritocracy”.

How the Italian league can try to fill the gap with the Premier League?
Repeating sounds corny, but as long as we understand the importance to equip ourselves with sports centers, as well as club-owned stadiums, and until we focus on more intense training, we will not do very well”.

But why the British players have so much problems to emerge and assert themselves in Serie A?
Good question. I have asked that myself many times. I think the exasperated tactics of the Italian football make things hard for them. But physically and technically, they have nothing to envy to the many foreigners who live in Italian championship”.

Luca Iannone

7 ottobre 2016

Sette anni nel calcio poi due lauree, l'ex Palermo Gattuso: 'Nessun compromesso con questo mondo sporco'


Settembre scorso è stato un mese nero per l’immagine del calcio italiano. L’eco delle parole di Filippo Cardelli e di Moreno Beretta non si è ancora spenta. Il 18enne difensore della Lazio Primavera e il 23enne attaccante ex Sampdoria hanno deciso di lasciare il calcio e di farlo, non senza ragione, denunciando alcuni dei mali di questo mondo. Sono inquantificabili i ragazzi che in passato hanno compiuto la stessa identica scelta, pur avendo le possibilità e le capacità di proseguire la propria, ancora acerba, carriera da calciatore. Uno di questi è Ignazio Gattuso, ex trequartista, sette anni nel settore giovanile del Palermo. Era luglio 2011 quando, dopo aver fatto tutta la trafila nelle giovanili rosanero, quando il classe ’92 lasciò la sua città per effettuare un periodo di prova co i belgi del Lierse: "Quell'estate segnó per me la fine di un percorso. In Belgio non andò benissimo e, senza avvertire il mio procuratore di allora, decisi di tornare in Italia, dove pochi mesi prima avevo rifiutato di firmare il pre-contratto con il Palermo - ricorda Gattuso -. Era già fine agosto e le prospettive che mi si aprivano di fronte non erano quelle da me auspicate. Arrivarono diverse offerte provenienti da squadre di Lega Pro, ma le mie ambizioni erano altre. Penso che una delle caratteristiche che mi ha sempre contraddistinto, sia quella di non scendere a compromessi con nessuno e, probabilmente, questa mia qualità, in un mondo sporco come quello del calcio, pieno di gente falsa, truffaldina e senza scrupoli, mi è costata cara".

Eppure in quell’ultima stagione con la Primavera siciliana fece vedere ottime cose e si mise in mostra, tanto da guadagnarsi la considerazione di Delio Rossi, che lo faceva spesso allenare con la prima squadra e lo convocò addirittura per una trasferta di Europa League (a Losanna). Ma ciò non bastò affinché le strade non si dividessero. E da parte sua Gattuso, intervistato in esclusiva per IlSolito Calcio, confessa di non avere nostalgia di quel periodo: "Sarò sincero: della società del Palermo ho un bruttissimo ricordo. Premettendo che l'amore che provo verso la città e verso quei colori, tutt'ora, è immenso, non posso negare però che la mia esperienza sia stata fortemente negativa. Durante la mia trafila nel settore giovanile ho avuto degli allenatori che degli educatori avevano ben poco. E io ritengo che dagli 11 ai 15 anni i tecnici debbano essere soprattutto dei bravi maestri di vita. Poi, purtroppo, ho letto spesso sui giornali di come la malavita trovi in Italia terreno fertile nel settore calcistico. Il calcio viene infatti considerato l'unica via di emancipazione da tante persone che vivono nel bisogno e nell'ignoranza. Il mondo del calcio mi ha formato però caratterialmente e ha contribuito alla mia crescita umana. Se dovessi tornare indietro, però, ascolterei i miei genitori e non andrei a giocare nel settore giovanile del Palermo calcio di allora", ammette.

Nonostante tutto questo il ventiquattrenne è rimasto comunque legato a diversi suoi ex compagni di squadra, alcuni ancora oggi calciatori ed altri no: "Del mondo del calcio sono rimasto in contatto con tanti ragazzi per bene, c'erano anche quelli ovviamente. Con loro mi sento ancora oggi. Sono dispiaciuto per tutti coloro che, come me, sono stati schiacciati da un sistema corrotto e che oggi non giocano più oppure si ritrovano a giocare in categorie che non gli appartengono. Un nome su tutti: “Se devo fare un appunto positivo per un ragazzo con cui ho condiviso tutta la trafila del settore giovanile e che seguo sempre con interesse, lo faccio per Francesco Ardizzone. Lui è uno di quelli caparbi che ha saputo andare oltre le tante difficoltà e oggi si ritrova a giocare meritatamente in Serie B con la Pro Vercelli".

Torniamo al 2011: Ignazio non perde tempo e decide di iniziare il percorso universitario, sempre a Palermo. Si laurea in ‘Scienze della comunicazione’ con 110 e lode e si trasferisce a Roma. Nella capitale si iscrive all'università La Sapienza, dove, tra le altre cose, ha anche vinto una borsa di studio. Ora sta per laurearsi in ‘Organizzazione e marketing per la comunicazione d’impresa’ (la seduta di laurea è fissata tra 12 giorni e il 110 è già assicurato). Nel frattempo si è dedicato anche alla politica fondando un nuovo movimento civico, Lideanuova, e all'organizzazione di eventi come seminari e convegni a sfondo culturale e politico. Insomma, si è dato parecchio da fare. E i sette anni passati ad inseguire un pallone non sono stati inutili: "Sicuramente, come dicevo prima, il calcio mi ha dato tanto sotto il profilo umano. Sono dell'idea che chi cresce in quell'ambiente è davvero preparato ad affrontare tante ingiustizie. Ecco, io ritengo che in tutti i settori in Italia vi sia bisogno di una rivoluzione culturale. Bisognerebbe mettere al primo posto la meritocrazia e cercare di combattere fenomeni che rallentano la crescita del Paese come corruzione e clientelismi. Il calcio in particolare, come apprendo sempre dai giornali dalle varie inchieste tra cui quella relativa al calcioscommesse, penso sia uno dei settori più inquinati. D'altronde, quando girano tanti soldi e ci sono in ballo tanti interessi e i controlli sono pochi, non può che essere così", afferma.

Infine, Ignazio Gattuso manda un messaggio molto chiaro a tutti quei giovani che hanno paura di abbandonare il calcio perché temono di non trovare fortuna altrove: "Comprendo benissimo come diventare calciatore sia il sogno di molti bambini. I calciatori sono dei privilegiati: hanno fama, successo e tanti soldi. Però nella vita bisogna sempre camminare a testa alta. Io, grazie anche all'apporto dei miei genitori, ho fatto la scelta di abbandonare quel mondo e in questi cinque anni ho avuto tante soddisfazioni, tra cui due lauree col massimo dei voti, la nomina ad assistente universitario per la materia Teorie e Tecniche della Comunicazione pubblica all'Università di Palermo e la fondazione del movimento Lideanuova che mi permette di coltivare l'altra mia grande passione: la politica. Bisogna avere la capacità di crearsi altre prospettive di vita e cercare successo altrove, perché da una grande delusione, a volte, si possono trovare le forze per raggiungere grandi traguardi, con impegno e soprattutto onestà". Un messaggio che non si può non condividere.

Luca Iannone

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6 ottobre 2016

Dallo Swansea all’Aversa Normanna, Danilo Stavola: ‘In Italia abbiamo da imparare dalla Premier’

Dalla Premier League in Galles al ritorno nella sua Campania. Non è il percorso fatto da un calciatore che non è riuscito a sfondare oltremanica, ma quello di un giovane addetto ai lavori che sta costruendo la sua carriera nel mondo del calcio. Stiamo parlando di Danilo Stavola, napoletano doc con in tasca il patentino da osservatore rilasciatogli dalla FIGC. Dopo aver ricoperto per circa due anni il ruolo di osservatore per l’Italia per l’Academy Under 21 dello Swansea e di consulente tecnico per la squadra di Garry Monk sempre per l’Italia, questa estate il ventottenne (il suo compleanno è proprio oggi, auguri!) ha iniziato a lavorare con l’Aversa Normanna, che solo due anni fa militava in Lega Pro e oggi gioca in Serie D nella parte alta della classifica del Girone I. Ho intervistato in esclusiva per Il Solito Calcio il talent scout, a cui non mancano le prospettive future ma neanche l’esperienza nonostante l’età.

Dallo Swansea all'Aversa Normanna: cosa è cambiato per Danilo Stavola?
A dire il vero, non è cambiato molto per me. Ieri come oggi faccio del calcio e della visione quotidiana di partite il mio must quotidiano. Non lo vivo come un passo indietro. Ad Aversa ho la fortuna di lavorare con una società seria, sana, con un progetto giovane e, soprattutto, insieme a due uomini umanamente e professionalmente straordinari come il direttore sportivo Orabona e il mister Chianese. Credo di poter imparare tanto da questa esperienza”.

Che ricordo conservi della tua avventura come osservatore degli Swans?
E' stata una fantastica avventura e ringrazierò sempre Mister Monk per avermi dato questa opportunità. Purtroppo Garry è andato via dallo Swansea e la società ha cambiato l'assetto manageriale. Oggi, tra le persone con cui ho condiviso questa esperienza, sono in poche ad essere ancora . Ma un pezzo del mio cuore sarà sempre jack army.

Lavorativamente parlando, cosa ti ha arricchito di questa esperienza?
Ho imparato a lavorare in modo più pratico, snello e diretto. Mi spiego. mi venivano dati compiti precisi. Dovevo cercare giocatori di una certa età con determinate caratteristiche tecniche e fisiche. Ed esigevano reazioni brevi e concise, senza troppe chiacchiere”.

Che differenze hai riscontrato nel modo di fare scouting tra Italia e Regno Unito?
Devo dire che da quando ho avuto modo di apprendere ed applicare quotidianamente il metodo del ruolo tattico del Professor Marco Zunino le differenze si sono assottigliate. Di certo ci sono differenze anche di preferenze. In Gran Bretagna prediligono calciatori più fisici e strutturati, anche a scapito della tecnica. In Italia, invece, prediligiamo ancora calciatori brevilinei e bravi tecnicamente”.

In che cosa gli addetti ai lavori italiani dovrebbero imparare da quelli britannici?
Ti rispondo con tre parole che racchiudono l'essenza del mio amore viscerale per il calcio inglese ed il british lifestyle: professionalità, competenza, meritocrazia”.

In che modo il nostro campionato può provare a colmare il gap con la Premier League?
Ripetersi sembra banale, ma finchè non capiremo l'importanza di dotarci di centri sportivi, oltre che di stadi, di proprietà e finchè non ci concentreremo su allenamenti più intensi, non andremo lontano”.

Ma come mai i calciatori britannici fanno così tanta fatica ad emergere e affermarsi in Serie A?
Bella domanda. Me lo sono chiesto tante volte anche io. Credo che l'esasperato tatticismo del calcio italiano li metta in difficoltà. Ma fisicamente e tecnicamente, non hanno nulla da invidiare ai tanti stranieri che popolano il nostro campionato”.

Luca Iannone

30 settembre 2016

Discovering DYJCODE, the fashion brand by Dennis Praet: 'Landing in Italy is a dream'

Among the biggest footballers in the world that start their own clothing brand and the stylists that make a competition to wear the top European teams, the football-fashion combination is more relevant than ever. Even and especially in Italy, where the pioneers Paolo Maldini and Christian Vieri founded the brand Sweet Years in 2003. A new acquaintance of Italian football decided to follow them three years ago: Dennis Praet. His label is called DYJCODE and no one better than the co-founder Yannick Nulens would be more suitable to talk about it: “DYJCODE is a Belgian clothing brand created Dennis Praet. Togheter with me and another friend, Joseph Fradelakis, he created a webshop with affordable clothing. After three years, you can find us in more than 60 stores in Belgium. The name DYJCODE stands for the first letter of each of the owners: Dennis, Yannick and Joseph. Our style is hip and trendy, we try to create street style clothing”.

In an exclusive interview for Il Solito Calcio, Nulens, who is friend of Praet and also plays football in Belgium, tells us how and when the idea was born: “Dennis and I have been friends since we were very young. We always played football in the same team and went to the same school. During a trip to New York I introduced Dennis to Joseph. Jospeh is a real entrepreneur and came up with the idea of clothing webshop. That’s how it got started”. After a short time, the three partners are satisfied with their work: Business is going very good. We are growing each collection. We see that people of all kind of ages buy our clothes, but I guess we are more popular for younger people. Now we cooperate with one of Belgians biggest clothing multi store: ZEB. They have over 60 stores in Belgium, this helps us grow very fast. We started it as a hobby, but now it’s a professional enterprise”.

And if Praet was a “gift” by Massimo Ferrero to the UC Sampdoria fans, who can say that the exuberant and volcanic chairman can not study a form of collaboration with DYJCODE. Perhaps, maybe, in the future: “I don’t really know Mister Ferrero and I don’t know what he does, so it's difficult to answer”, Nulens cuts short. Certainly we don't feel to exclude this after that Ferrero himself had launched the idea of entrusting the role of Sampdoria female sponsor to the actress Natalie Portman and even the idea of making a film about Samuel Eto'o's life by signing Morgan Freeman, not just anyone, to impersonate the Cameroonian striker.

In any case, the three partners aspire to export their brand even outside the Belgian borders, also in the country home of fashion: “This is still a long shot, but who knows. We always try to find new ways to expand our business. We do everything step per step. But of course we dream of things like selling our clothes in Italy. The most important thing is that Dennis feels at home in Italy and performs well, who knows what the future brings”. As a football player and an entrepreneur, Nulens concludes by underlining his point of view about the combination mentioned mentioned some upper lines: I think that footballers have always been seen as people with a sense of fashion. Most of the football players are always dressed very well, especially in Italy. That is also one of the reasons why we started DYJCODE. The connection between Dennis and fashion is very easy”. And the connection between Genoa and the Flanders is even more easy...

Luca Iannone

29 settembre 2016

Alla scoperta di DYJCODE, il brand di moda di Dennis Praet: 'Un sogno sbarcare anche in Italia'

Tra grandi del calcio mondiale che lanciano proprie linee di abbigliamento e stilisti che fanno a gara per vestire i top club europei, il binomio calcio-moda è più che mai di attualità. Anche e soprattutto in Italia, dove Maldini e Vieri sono stati dei pionieri fondando il marchio Sweet Years nel 2003. Tre anni fa ha deciso di imitarli una nuova conoscenza del calcio italiano: Dennis Praet. La sua griffe si chiama DYJCODE e nessuno meglio del cofondatore Yannick Nulens sarebbe più adatto a parlarne: “E' un marchio di abbigliamento belga creato da Dennis Praet. Insieme a me e ad un altro amico, Joseph Fradelakis, ha creato online un negozio di abbigliamento a prezzi accessibili. A distanza di tre anni, ci potete trovare in più di 60 negozi in Belgio. Il nome DYJCODE sta per le prime lettere di ognuno dei proprietari: Dennis, Yannick e Joseph. Il nostro stile è alla moda e di tendenza, proviamo a creare uno stile d’abbigliamento street fashion”.

Intervistato in esclusiva per Il Solito Calcio, Nulens, coetaneo di Praet e anche lui calciatore in Belgio, ci racconta di come e quando è nata l'idea: “Io e Dennis siamo amici sin da quando eravamo molto piccolo. Giocavamo a calcio nella stessa squadra e andavamo a scuola insieme. Durante un viaggio a New York ho presentato Dennis a Joseph. Joseph è un vero imprenditore ed è saltato fuori con l’idea di un negozio di abbigliamento online. Ecco come è cominciato tutto”. A distanza di poco tempo, i tre soci sono soddisfatti del lavoro svolto: “Gli affari stanno andando molto bene - confessa -. Stiamo sviluppando ciascuna collezione. Stiamo vedendo che persone di tutte le età comprano i nostri capi, ma direi che siamo più popolari tra i giovani. Attualmente collaboriamo con una delle più grandi catene di negozi di abbigliamento del Belgio: ZEB. Possiedono più di 60 negozi, questo ci aiuta a crescere molto velocemente. Inizialmente lo abbiamo preso come un hobby, ma adesso è un’impresa professionale”.

E se Praet è stato un “regalo” per i tifosi della Sampdoria da parte di Massimo Ferrero, chi può dire che l'esuberante e vulcanico presidente blucerchiato non possa studiare una forma di collaborazione con DYJCODE. Magari, però, in futuro: “Sinceramente non conosco il Signor Ferrero e non so cosa di cosa si occupi, quindi mi è difficile rispondere”, taglia corto Nulens. Di certo non ce la sentiamo di escluderlo dopo che lo stesso Ferrero aveva lanciato l'idea di affidare all'attrice Natalie Portman il ruolo di madrina della Samp e addirittura quella di realizzare un film sulla vita di Samuel Eto'o scritturando Morgan Freeman, non proprio uno qualunque, per impersonare l'attaccante camerunense.

In ogni caso i tre soci aspirano ad esportare la loro griffe anche al di fuori dei confini belgi, anche nel paese patria della moda: “La strada è ancora lunga, ma chi lo sa. Noi proviamo sempre a trovare nuove strade per espandere il nostro business. Facciamo ogni cosa passo dopo passo. Però di certo sogniamo anche di vendere i nostri vestiti in Italia. La cosa più importante è che Dennis si senta a casa in Italia e che giochi bene, poi chissà cosa porterà il futuro”. Da calciatore e imprenditore, Nulens conclude evidenziando il suo punto di vista sul binomio citato qualche riga più in alto: “Credo che i calciatori vengano sempre visti come persone con un grande senso per la moda. La maggior parte dei giocatori sono sempre vestiti molto bene, specialmente in Italia. Questo è anche uno dei motivi per cui abbiamo lanciato DYJCODE. Il collegamento fra Dennis e la moda è molto semplice”. Il collegamento fra Genova e le Fiandre lo è ancora di più...

Luca Iannone

27 settembre 2016

An Italian in London, Ivan Ambrosio: 'I will visit 300 UK stadiums to write a book'

For years London is been one of the favourite destinations for young Italians who want to emigrate to seek his fortune abroad. Among these there is Ivan Ambrosio, 22 years old, born in the province of Naples. Football fan and English football fan, he lives, as we said, in the British capital. So far nothing strange. Except that Ivan has made up his mind to travel to the discovery of the English football and to visit as many possible stadiums across the United Kingdom: "The project was born a few months ago. It was talking about how beautiful could be to enclose all these journeys in a Facebook page and maybe, in the future, inside a book. I dreamed for years to visit the whole United Kingdom and its wonderful stadiums".

But, in this exclusive interview with Il Solito Calcio, the 22 years old reveals he is still far from his first goal before proceeding to the next step: "I visited approximately 100 stadiums in the United Kingdom. I want to reach the minimum amount of 300 stadiums to enclose in a book the most important ones, but also the most unknown and peculiar ones". In the drawer there is the dream of sitting on a bench as a coach and, for this reason, he often visits also the training centers. Returning to the English stadiums, however, his favourite stadium is only one: "I love the Craven Cottage, it's marvelous. In Fulham it seems to go back in time!", he tells.

It is natural to ask an Italian who deeply knows the world of British stadiums whether Italy has something to learn about stadiums from the architectural point of view: "For what concerns the architecture, nothing. After having visited stadiums in England, Italy, Spain and Germany, i can say that each country has its own architectural style", Ivan explains. Instead, the answer is completely opposite when the question is about the management and the services: "The stadium topic is extremely different, in Italy the idea of 'stadium property' doesn't exist at all. Only the Juventus has understood that it's right to align with the rest of Europe, because abroad, with stadiums property, the club are able to make incredible earnings every year: stadium tours are organized, with the trophy room that attract tourists from all over the world, the restaurant area, the bar, the store for the club merchandising. In some stadiums there are even gyms, wellness centers and schools!".

Moving the magnifying glass from Great Britain to Italy, according to Ambrosio there is only one stadium that can compete with the much-vaunted English ones: "The Juventus Stadium is doubtless the stadium that comes closest to perfection. A wonderful structure, always in excellent condition, perfect view, any sectors covered and, above all, close to the field, in perfect English style! Then, near the Stadium, there is the Area 12: it's a shopping mall where the young people and the families can go and spend their free time, not only in the match days. Inside this shopping center there is obviously the Juventus Store and supermarkets and clothing shops too". Finally we have only to indicate the Facebook page whereby you can stay updated on the movements and the new adventures of Ivan Ambrosio. To the next stadium!

Luca Iannone

26 settembre 2016

Un italiano a Londra, Ivan Ambrosio: 'Visito 300 stadi inglesi e scrivo un libro. In Italia solo Juve'


Da anni Londra è una delle mete preferite per i giovani italiani che vogliono emigrare per cercare fortuna all'estero. Tra questi c'è anche Ivan Ambrosio, 22 anni, nativo di Ottaviano in provincia di Napoli. Appassionato di calcio e in particolare di quello inglese, vive, come dicevamo, nella capitale britannica. Fin qui, nulla di strano. Se non fosse che Ivan si è messo in testa di viaggiare alla scoperta del football e di visitare il maggior numero di stadi possibili oltremanica: "Il progetto è nato pochi mesi fa. Si parlava di quanto potesse essere bello racchiudere tutti questi viaggi in una pagina Facebook e magari, più avanti, all'interno in un libro. Da anni però sognavo di visitare tutto il Regno Unito e i suoi meravigliosi stadi".

In questa intervista esclusiva per Il Solito Calcio, il 22enne svela però di essere ancora lontano dal suo primo obiettivo prima di passare allo step successivo: "Ho visitato circa 100 stadi nel Regno Unito. Voglio raggiungere quota minima di 300 per poi racchiudere in un libro tutti quelli più importanti, ma anche quelli più sconosciuti e caratteristici". Nel cassetto c'è il sogno di sedersi in panchina nelle vesti di allenatore e, per questo motivo, si trova a visitare spesso anche i centri di allenamento. Tornando agli stadi inglesi, invece, il suo preferito è uno solo: "Amo il Craven Cottage, è meraviglioso. A Fulham sembra di tornare indietro nel tempo!", racconta.

Ad un italiano che conosce profondamente il mondo degli stadi britannici, viene spontaneo chiedere se il nostro paese ha qualcosa da imparare sugli stadi dal punto di vista architettonico: "Per quanto riguarda l'architettura nulla. Dopo aver visitato stadi in Inghilterra, Italia, Spagna e Germania, posso dire che ogni nazione ha un proprio stile architettonico", spiega Ivan. Di stampo opposto, invece, è la risposta quando la domanda riguarda la gestione e i servizi: "L'argomento stadio è estremamente differente, in Italia non esiste proprio il concetto di 'stadio di proprietà'. Solo la Juventus ha capito che è giusto allinearsi con il resto d'Europa, perché all'estero, con gli stadi di proprietà, le società riescono a fare ogni anno dei guadagni pazzeschi: si organizzano tour degli stadi, con la sala trofei che attira turisti da ogni parte del mondo, l'area ristorante, il bar, lo store per il merchandising della squadra. In alcuni stadi si trovano addirittura palestre, centri benessere e scuole!".

Spostando la lente dalla Gran Bretagna all'Italia, per Ambrosio c'è un solo impianto che può competere con i tanto decantati stadi inglesi: "Lo Juventus Stadium è senza dubbio lo stadio italiano che si avvicina di più alla perfezione. Una struttura meravigliosa, sempre in ottime condizioni, visuale perfetta, qualsiasi settore coperto e soprattutto attaccato al campo di gioco, in perfetto stile inglese! Poi, nei pressi dello Stadium, troviamo l'Area 12: è un centro commerciale meraviglioso dove i giovani e le famiglie, nei giorni delle partite e non, possono recarsi e trascorrere il loro tempo libero. All'interno di questo centro commerciale si trova ovviamente lo store della Juve, supermercati e negozi d'abbigliamento". Per concludere non resta che segnalare la pagina Facebook grazie alla quale si può rimanere aggiornati sui movimenti e le nuove avventure di Ivan Ambrosio. Al prossimo stadio!

Luca Iannone

23 settembre 2016

Lucia, fidanzata di Capuano: 'Vi dico tutto su Marco e noi. Wanda Nara? Ognuno faccia ciò che vuole'

"La mia storia con Marco è iniziata a Pescara quasi tre anni fa, fu lui a contattarmi tramite Facebook. Fin dall'inizio è stato molto carino e rispettoso con me ed è stato proprio grazie a questo che mi ha conquistata". Marco è uno dei nomi più comuni in Italia, ma il Marco in questione non è esattamente uno qualunque: è Marco Capuano, difensore del Cagliari. E a pronunciare queste parole è la sua fidanzata Lucia Centorame, attrice e modella laureata in Pubblicità e Marketing all'Università di Pescara. Per loro, dopo più di due anni insieme, c'è all'orizzonte anche l'ipotesi di suggellare questo duraturo rapporto d'amore: "Sicuramente al matrimonio ci pensiamo. La nostra idea è quella di sposarci tra un paio d'anni", ci rivela. 

Anche se quest'ultimo periodo non sta sorridendo particolarmente a Capuano che, se nella scorsa stagione è stato un punto fermo della squadra di Rastelli e lo sarebbe stato ancora di più se non fosse stato per i ripetuti infortuni, ora si ritrova ai margini della squadra con sole due presenze totalizzate finora. Ma Lucia, in questa intervista esclusiva a Il SolitoCalcio, dimostra di prendere la cosa con filosofia: "Certamente non è facile allenarsi e non giocare, ma è questo che forma la personalità di un giocatore. Bisogna essere dei professionisti e farsi trovare pronti quando l'occasione arriva". E neanche la tanto temuta dalle donne regola del fuorigioco la scompone: "Non mi trovi assolutamente impreparata! E' fuorigioco quando l'attaccante che riceve la palla si trova oltre la linea dei difensori dell'altra squadra, quindi l'eventuale gol non è ritenuto valido". Però il calcio non sarà mai il suo mestiere, a differenza di quanto accade tra una certa Wanda Nara e un certo Mauro Icardi: "Io credo che la compagna debba fare la compagna, anche perché è un ruolo molto duro. Per tutte le altre cose ci sono gli agenti, che hanno contatti ed esperienza".

In ogni caso, al di là della situazione attuale, l'ex Pescara e Nazionale Under 21 è ormai di casa nel capoluogo sardo e anche la sua fidanzata, che si è trasferita con lui nel 2014, non nasconde di trovarcisi a proprio agio: "Oramai mi sono affezionata alla città, alle persone che ho conosciuto e alle mie abitudini qui. Poi sono molto molto legata alle altre ragazze (fidanzate e mogli dei compagni di Capuano, ndr) con cui ho un bellissimo rapporto e con cui passo la maggior parte del mio tempo qui", racconta. A 560 chilometri di distanza c'è però un'altra città nel cuore di entrambi: "Pescara mi e ci manca perché li ci sono le nostre famiglie. E poi ora abbiamo anche comprato casa lì!". Nel cassetto, invece, Lucia ha un sogno per lei e per Marco: "Il mio sogno nel cassetto è di trovare la serenità nella vita, per me, per Marco e per tutte le persone che amo".

Luca Iannone

20 settembre 2016

Serie A, nessuno a punteggio pieno alla 4a giornata: non accadeva da 5 anni

In attesa che la sfida tra Milan e Lazio di questa sera dia il via alla quinta giornata di questa Serie A, emerge un dato interessante se si confronta la classifica attuale con quelle delle ultime stagioni: nessuna squadra è riuscita a fare bottino pieno in questi primi cinque turni di campionato. Il dato è interessante perché rappresenta un'inversione di tendenza rispetto a quanto avevamo visto per quattro anni di fila fino allo scorso torneo. Infatti, troviamo traccia di una classifica di A senza nessuno a punteggio pieno dopo quattro giornate solo se risaliamo indietro nel tempo sino al 2011. Allora erano Genoa, Juventus e Udinese in vetta con 7 punti (3 in meno rispetto al Napoli, attuale capolista). Ma, per correttezza, bisogna dire che anche l'Atalanta avrebbe totalizzato lo stesso score se non fosse stato per la penalizzazione di 6 punti che le era stata inflitta per le note vicende del Calcioscommesse.

Nel frattempo, tra il 2011 e oggi, c'è sempre stata almeno una squadra capace di imporsi su tutte le altre nei primi quattro turni del nostro campionato. Nella passata stagione era stata l'Inter, grazie a tutte vittorie con un solo gol di scarto, a superare le dirette avversarie nello sprint iniziale. Se andiamo a ritroso fino al 2014, le prime della classe erano Juventus e Roma, che si sarebbero poi ritrovate rispettivamente prima e seconda nella classifica finale non tradendo le aspettative iniziali. Tre anni fa, invece, erano stati i nuovi arrivati Benitez e Garcia a condurre Napoli e Roma (che di successi consecutivi riuscì poi ad inanellarne ben dieci, stabilendo un nuovo record) al primo posto. Infine, nelle prime quattro giornate del campionato 2012-2013, era stata nuovamente la Juve, la seconda targata Conte, ad affermarsi. Insomma, al di là di questa piccola curiosità, tutti i campionati presi in esame hanno avuto un comune denominatore: sono stati vinti dalla Juventus. Chissà che la stagione appena cominciata non possa rappresentare un'eccezione anche in questo...

Luca Iannone

16 settembre 2016

Serie A, la top 11 dei giocatori meno pagati: 4-2-3-1 con tutti Under 20

De Rossi, Higuain e Icardi, sì, ma ci sono anche Krapikas, Giuliano e Jankto. Forse passeranno più tempo a giocare con la formazione Primavera che con la prima squadra, magari si dovranno ritenere fortunati se otterranno anche solo una possibilità di giocare in prima squadra, chissà se e quando se ne sentirà parlare in futuro, ma intanto sono arrivati lassù, in Serie A, per provare a lasciare un piccolo segno. Stiamo parlando dei calciatori meno pagati del campionato italiano, giocatori che comunque fanno parte a tutti gli effetti della rosa di una delle 20 della massima serie.

E se volessimo creare una squadra, chi meriterebbe di diritto il posto da titolare? Innanzitutto, per chi è sempre attento al portafogli, basterebbero “solo” 598mila euro, una cifra nemmeno lontanamente paragonabili ai 48 milioni che, come abbiamo visto, servirebbero per far giocare insieme gli undici Paperoni della A. Tracciando un profilo di questa formazione virtuale, si scopre che ognuno dei suoi membri percepisce in media circa 54mila euro netti. Non male per dei giovani di quella età, se si considera che tutti loro fanno parte della categoria degli Under 20 e solo tre hanno compiuto 20 anni. Ma scendiamo nel dettaglio e andiamo a svelare da chi sarebbe composta questo 4-2-3-1 decisamente particolare per i suoi interpreti.

In porta il lituano nato nel 1999 Titas Krapikas, che pochi mesi fa ha firmato il suo primo contratto da professionista con la Sampdoria che alla fine della stagione gli avrà fruttato 18mila euro. Di un anno più vecchio è Leonardo Maloku (50mila), terzino destro del Pescara ed ex nazionale albanese Under 17. Al centro della difesa troviamo Eloge Yao (80mila), difensore del '96 dell'Inter che ha ben figurato lo scorso anno a Crotone sotto la guida di Juric, e Simone Giuliano (20mila), classe '97 del Palermo che nasce come terzino sinistro ma è stato spesso impiegato come centrale in Primavera. La fascia sinistra è tutta di Manuel Nicoletti (50mila), laterale mancino del Crotone e dell'Italia Under 18. Chi ha già fatto il suo esordio con i grandi è l'Under 21 della Repubblica Ceca Jakub Jankto (40mila), centrocampista '96 di proprietà dell'Udinese che ha fatto il suo debutto in Coppa Italia entrando dalla panchina contro la Spezia. Leggermente fuori ruolo troviamo in mezzo al campo il romeno classe '98 Ianis Hagi (90mila) della Fiorentina, figlio del più noto Gheorghe, più trequartista o mezzala che centrocampista centrale ma con le qualità per poter ricoprire tranquillamente anche questo ruolo non propriamente suo. Rimanendo in casa viola, come esterno destro d'attacco c'è un altro figlio d'arte, il classe '98 Federico Chiesa (70mila), che ha debuttato da titolare alla prima di campionato allo Juventus Stadium. Al centro della trequarti un altro giovanissimo in forza al Pescara: Ferdinando Del Sole (50mila), trequartista '98, anche lui esordiente in Coppa Italia contro il Frosinone seppur con un minutaggio di neanche 10 minuti. Sulla sinistra un'ala a piede invertito come Luca Zanimacchia (70mila), diciottenne prelevato dal Genoa nell'ultima sessione di calciomercato. Dieci giocatori alle spalle dell'unico attaccante, la punta classe '96 Romani Tchanturia (60mila) dell'Empoli e della Georgia Under 21.

Oggi così, domani chissà...




Luca Iannone