6 ottobre 2016

Dallo Swansea all’Aversa Normanna, Danilo Stavola: ‘In Italia abbiamo da imparare dalla Premier’

Dalla Premier League in Galles al ritorno nella sua Campania. Non è il percorso fatto da un calciatore che non è riuscito a sfondare oltremanica, ma quello di un giovane addetto ai lavori che sta costruendo la sua carriera nel mondo del calcio. Stiamo parlando di Danilo Stavola, napoletano doc con in tasca il patentino da osservatore rilasciatogli dalla FIGC. Dopo aver ricoperto per circa due anni il ruolo di osservatore per l’Italia per l’Academy Under 21 dello Swansea e di consulente tecnico per la squadra di Garry Monk sempre per l’Italia, questa estate il ventottenne (il suo compleanno è proprio oggi, auguri!) ha iniziato a lavorare con l’Aversa Normanna, che solo due anni fa militava in Lega Pro e oggi gioca in Serie D nella parte alta della classifica del Girone I. Ho intervistato in esclusiva per Il Solito Calcio il talent scout, a cui non mancano le prospettive future ma neanche l’esperienza nonostante l’età.

Dallo Swansea all'Aversa Normanna: cosa è cambiato per Danilo Stavola?
A dire il vero, non è cambiato molto per me. Ieri come oggi faccio del calcio e della visione quotidiana di partite il mio must quotidiano. Non lo vivo come un passo indietro. Ad Aversa ho la fortuna di lavorare con una società seria, sana, con un progetto giovane e, soprattutto, insieme a due uomini umanamente e professionalmente straordinari come il direttore sportivo Orabona e il mister Chianese. Credo di poter imparare tanto da questa esperienza”.

Che ricordo conservi della tua avventura come osservatore degli Swans?
E' stata una fantastica avventura e ringrazierò sempre Mister Monk per avermi dato questa opportunità. Purtroppo Garry è andato via dallo Swansea e la società ha cambiato l'assetto manageriale. Oggi, tra le persone con cui ho condiviso questa esperienza, sono in poche ad essere ancora . Ma un pezzo del mio cuore sarà sempre jack army.

Lavorativamente parlando, cosa ti ha arricchito di questa esperienza?
Ho imparato a lavorare in modo più pratico, snello e diretto. Mi spiego. mi venivano dati compiti precisi. Dovevo cercare giocatori di una certa età con determinate caratteristiche tecniche e fisiche. Ed esigevano reazioni brevi e concise, senza troppe chiacchiere”.

Che differenze hai riscontrato nel modo di fare scouting tra Italia e Regno Unito?
Devo dire che da quando ho avuto modo di apprendere ed applicare quotidianamente il metodo del ruolo tattico del Professor Marco Zunino le differenze si sono assottigliate. Di certo ci sono differenze anche di preferenze. In Gran Bretagna prediligono calciatori più fisici e strutturati, anche a scapito della tecnica. In Italia, invece, prediligiamo ancora calciatori brevilinei e bravi tecnicamente”.

In che cosa gli addetti ai lavori italiani dovrebbero imparare da quelli britannici?
Ti rispondo con tre parole che racchiudono l'essenza del mio amore viscerale per il calcio inglese ed il british lifestyle: professionalità, competenza, meritocrazia”.

In che modo il nostro campionato può provare a colmare il gap con la Premier League?
Ripetersi sembra banale, ma finchè non capiremo l'importanza di dotarci di centri sportivi, oltre che di stadi, di proprietà e finchè non ci concentreremo su allenamenti più intensi, non andremo lontano”.

Ma come mai i calciatori britannici fanno così tanta fatica ad emergere e affermarsi in Serie A?
Bella domanda. Me lo sono chiesto tante volte anche io. Credo che l'esasperato tatticismo del calcio italiano li metta in difficoltà. Ma fisicamente e tecnicamente, non hanno nulla da invidiare ai tanti stranieri che popolano il nostro campionato”.

Luca Iannone

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