14 settembre 2016

Addio al calcio, Beretta: 'Mai più in questo mondo. Lega Pro disorganizzata, Samp assente'

La sua lettera, pubblicata in anteprima esclusiva proprio su queste pagine, ha fatto il giro dello Stivale: da Nord a Sud si è parlato di Moreno Beretta, 23 anni compiuti lo scorso maggio e tutta una vita ancora davanti a sé. Non un ragazzo come gli altri però, perché Beretta, dopo essere cresciuto nel settore giovanile di Virtus Entella e Sampdoria e aver solcato i campi del calcio professionistico per sei stagioni, ha deciso di smettere di correre dietro ad un pallone che non rappresentava più quel sogno che magari da bambino avrebbe voluto diventasse realtà. Ma lui da parte sua non vuole né polemizzare né sfogarsi per una scelta compiuta con grande consapevolezza, come racconta in un'intervista esclusiva a Il Solito Calcio: “Ho maturato questa decisione sul finire della stagione scorsa. A inizio anno mi ero ripromesso di smettere se avessi visto certi comportamenti, atteggiamenti e modi d'essere del mondo del calcio. Purtroppo si è confermato quello che pensavo e io ho mantenuto molto serenamente la mia linea di pensiero, così ho scelto di smettere. E' stata una decisione molto ponderata”.

Non è mancato chi però, direttamente o indirettamente, ha mandato dei messaggi al classe '93 chiedendogli di ripensarci e tornare sui suoi passi: “A questi appelli rispondo che sono fermamente convinto che nella vita bisogna prima di tutto stare bene con se stessi e avere dei valori umani a livello personale. Non mi toccano queste parole di chi mi dice di ripensarci, è stata una decisione totalmente di cuore che mi fa stare bene: non potevo accettare di vivere in un mondo del genere. Non credo di dover rientrare in un mondo così. Rimanere nel calcio in un'altra veste? Penso proprio di no, la mia è stata una scelta molto sentita. Io non stavo più bene in quel mondo lì, è una cosa personale più che altro e riguarda tutto quello che c'è nel mondo del calcio”, afferma con decisione.

Provando un po' a ripercorrere quella che è stata la sua (purtroppo) breve carriera da calciatore, l'ex attaccante non nasconde di non avere ricordi felici di una squadra in particolare di cui ha vestito la maglia: “Ricordo con piacere alcune persone che ho incontrato nel mio cammino. Voglio citare Mauro Doimi, Amedeo Baldari e Umberto Borino dello staff medico della Sampdoria, persone che mi hanno seguito nel periodo del mio infortunio e mi hanno aiutato più di tutti nella mia esperienza calcistica a livello fisico ma anche umano. Quindi ci sono delle persone che rappresentano una parte positiva della mia esperienza nel mondo del calcio ma, se dovessi parlare bene a livello di ambiente, non ci riuscirei. Se esiste il calcio pulito in Italia? No, non esiste. O almeno nella mia esperienza non l'ho mai incontrato e non è mai esistito”. La domanda sorge spontanea: esisterà oppure no?

E' inutile nascondere però che la società che ha rappresentato il punto più alto del suo percorso è stata proprio la Sampdoria, con cui Beretta non è riuscito a stabilire un feeling particolare e non ne fa mistero: “Ci sono state due Sampdoria, due ere: una quando sono arrivato e una quando sono andato via, nel mezzo sono cambiate alcune cose e anche certi interpreti. Dell'ultima Sampdoria, della società odierna, quella che ho vissuto, io non posso parlare bene: non sono stati mai presenti, non hanno mai avuto interesse nel tracciare un percorso comune con me e con altri ragazzi. Questo è il difetto maggiore che hanno mostrato, nonostante una Primavera formata da giovani di qualità come lo stesso Icardi, Zaza, Rizzo e tanti altri. Non sono stati in grado di sfruttare tutte le potenzialità di noi giovani e un motivo c'è, mettiamola così”. Proprio ai tempi della Primavera della Samp, il ventitreenne faceva coppia con un certo Mauro Icardi, non esattamente uno qualsiasi: “Mauro si merita assolutamente di stare lì dov'è ora a mio parere. Ancora oggi lo guardo giocare molto volentieri, mi fa veramente piacere che sia lì e che sia riuscito a realizzare il suo sogno, se lo merita. Lui non rientra assolutamente nella categoria di persone a cui facevo riferimento nella mia lettera. Anzi, ripeto, mi fa piacere che lui sia lì, mi ha fatto piacere averlo conosciuto e aver giocato con lui. Non ho dispiacere per il fatto di non esserci io ma lui sì”. E dalla sua voce traspare la sincerità dietro a queste parole.

Tanti anni nella Sampdoria ma anche tanti anni in Lega Pro, trascorsi fra Portogruaro, Virtus Entella, Paganese, San Marino, Pisa e Mantova: Il più grande problema è la disorganizzazione totale che regna in questa categoria - sostiene, riprendendo i temi toccati nella lettera -. Una disorganizzazione dovuta al fatto che chi comanda non è all'altezza di comandare, non è pronto e non ha gli strumenti per farlo e, logicamente, finisce per sbagliare. Se viene permesso questo, è normale che le cose vadano male. Forse ci vorrebbe più controllo in partenza su chi comanderà e avrà potere in un club”.

Sono passati due mesi da quando ha firmato la rescissione di contratto con il Mantova: cosa ha fatto nel frattempo prima di scrivere e rendere pubblico il testo che ha suscitato tanto interesse negli ultimi giorni? “Niente di particolare. Ho deciso di smettere e quindi ho rescisso il contratto di un anno che mi era rimasto con il Mantova. Questo per dire che, se avessi voluto, avrei avuto la possibilità di riprovarci. Adesso mi sto guardando intorno per capire in che ambito iniziare a lavorare, non avevo già una cosa pronta da fare”. Infine Beretta, dalla sua Deiva Marina che da anni non aveva potuto godersi per tutto questo tempo di fila, manda un messaggio a tutti i giovani che hanno intrapreso la strada, tutta in salita, che attraversa il mondo del calcio: “Come ho detto a tanti ragazzi che mi hanno scritto, perché per fortuna sono rimasto in buoni rapporti con tanti, mi limito a questo: nella vita bisogna stare bene e fare scelte che fanno bene con se stessi. Quindi se fa stare bene rimanere nel mondo del calcio, è giusto essere il primo guerriero che combatte contro ogni cosa. Se e quando, invece, non fa stare bene, allora bisogna avere rispetto per se stessi e dire basta”. Moreno Beretta ha detto basta, noi gli diciamo: in bocca al lupo Moreno!

Luca Iannone

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